Riot annulla la partnership con NEOM dopo la valanga di critiche: “Abbiamo commesso un errore”

Tanto tuonò che piovve. Dopo le forti critiche rivolte a Riot Games per l’accordo di sponsorizzazione siglato con la controversa megalopoli saudita Neom per il campionato europeo di League of Legends (LEC), uno dei campionati di esports più famosi al mondo, è toccato al Director di EMEA, Alberto Guerrero, comunicare la “marcia indietro” dello sviluppatore.
“Come azienda e come lega – afferma Guerrero – sappiamo che è importante riconoscere quando commettiamo errori e quando è il caso di intervenire rapidamente per correggerli. Dopo ulteriori riflessioni, mentre rimaniamo fermamente impegnati con tutti i nostri giocatori e fan in tutto il mondo, compresi quelli che vivono in Arabia Saudita e in Medio Oriente, la LEC ha concluso la sua collaborazione con NEOM, con effetto immediato. Nel tentativo di espandere il nostro ecosistema di esports – prosegue – ci siamo mossi troppo rapidamente per realizzare questa partnership, causando fratture in quella community che cerchiamo di far crescere. Ci impegniamo a riesaminare le nostre strutture interne per garantire che ciò non accada più”.
Non ha appena Riot ha annunciato che la città, presentata come “parco giochi futuristico”, sarebbe diventata uno degli “sponsor principali” della lega, lo sviluppatore è stato immediatamente travolto dalle critiche, data la lunga storia del governo saudita in merito ad abusi dei diritti umani. Molti utenti hanno fatto anche notare che l’account Twitter della LEC presenta attualmente una bandiera del “Pride” in sostegno della causa LGBTQI, mentre l’omosessualità è illegale in Arabia Saudita.
Alcuni membri dello staff di Riot, tra cui Mark Yetter, avevano già espresso tutto il loro disappunto per la scelta. Il capo progettista di gameplay di League of Legends aveva detto di non sostenere personalmente questa partnership: “Gli sponsor sono essenziali per la prosperità degli esports – ha detto Yetter – ma non a discapito della vita umana e delle libertà”.