Indiana Jones and The Great Circle, l’ultimo lavoro di MachineGames (le teste dietro ai moderni Wolfenstein, per capirci), si presenta davvero col botto. Abbandonando per un attimo l’ultra-violenza a doppia pistola di Wolfentstein (ma lasciando ancora dentro i cari vecchi nazisti), i ragazzi di MachineGames hanno adottato un approccio completamente diverso: stealth, puzzle, archeologia e un’ambientazione talmente curata e dettagliata da mettersi le mani nei capelli.
Il gioco si apre con Indy che si aggira per il Vaticano travestito da prete e questa mini-ricostruzione open world della Città del Vaticano è forse uno dei momenti più alti del gioco in termini di sfarzo tecnico e bellezza. MachineGames ha preso le basi del design dei loro hub (già rodato nei Wolfenstein), e l’ha raffinato fino a raggiungere qualcosa di simile ai migliori livelli di Deus Ex (capolavoro dimenticato). Camminare tra cardinali, saloni affrescati e cortili assolati, con un design verticale che invoglia a esplorare ogni centimetro è uno dei momenti videoludici più belli e stupefacenti degli ultimi tempi e, se riuscirete a trovare il costume da camicia nera, potrete persino infiltrarvi nelle aree più sorvegliate come se fosse il vostro tour personale di archeologia clandestina.
Per quanto riguarda il sistema di combattimento è tutto piuttosto semplice, ma non per questo meno gratificante. Non aspettatevi certo combo intricate o la brutalità dei Wolfenstein: qui si tratta di parate e contrattacchi in stile vecchia scuola ma, in alcuni scontri, come quello contro Il Campione Fascista d’Italia (e già il nome dice tutto) e il “nazista più forte del mondo”, sono davvero memorabili. Ma ciò che davvero fa la differenza è la varietà delle armi improvvisate. Ci sono armi in ogni angolo di ogni livello, tra scope, padelle, candelabri e bottiglie, c’è veramente solo l’imbarazzo della scelta. E poi c’è il caro vecchio revolver di Indy, che si uderà con parsimonia, quasi fosse un cimelio prezioso.
I rompicapi di “The Great Circle” sono… meglio di quelli di Uncharted, ma non sono neanche gli enigmi di The Witness. Parliamo di casseforti da aprire, percorsi nascosti dietro muri fragili e specchi per riflettere fasci di luce in classico stile “archeologo hollywoodiano”. Sono sfide che ci fanno sentire intelligente senza mai sfociare nella frustrazione, e sono distribuite in abbondanza sia nelle missioni principali che nelle attività secondarie (non tutte azzeccatissime). I momenti “wow” del gioco sono i cosiddetti set piece, quelle sequenze scriptate che di solito fanno alzare gli occhi al cielo agli amanti dei giochi più “sistemici”. Ma qui MachineGames è riuscita a trasformarli in veri e propri spettacoli e uno dei primi vi vedrà aggrappati (con il vostro fido frustino) a uno zeppelin in partenza, seguito da una scalata mozzafiato sull’esterno del dirigibile con Roma che si estende sotto di voi. La grafica di questo gioco lascia senza parole a tratti, e la cura nel dettaglio di alcuni luoghi fa ben sperare per il futuro dell’intera industria videoludica. Se pensiamo ai primi giochi di Indiana Jones (come quel capolavoro di Indiana Jones and the Fate of Atlantis) una grafica come questa non era neanche lontanamente pensabile, anche se forse a questi videogiochi moderni manca qualcosa, un qualcosa che non si trova più in quasi nessun gioco.
Indiana Jones and The Great Circle non è perfetto. Alcuni livelli stealth risultano alla lunga frustranti, e il sistema di camuffamento è più semplice di quanto dovrebbe (alla Hitman per intenderci). Ma quando tutto funziona (quando si esplorano i vicoli del Vaticano, si combattono nazisti con un candelabro o si risolvono enigmi in tombe egiziane) il gioco è davvero ai limiti del capolavoro per il genere e la visuale in prima persona (inframmezzata dalla terza nelle sequenze di gioco in cui viene richiesta) riesce a donare un senso di immersività mai provato con un videogioco di Indiana Jones. MachineGames ha preso un personaggio che sembrava aver esaurito le sue storie ed è riuscita a dargli una nuova linfa, creando un gioco che è molto più della somma delle sue parti e potrebbe essere davvero il punto di partenza per nuove avventure dell’archeologo più famoso del mondo.
Clicca qui per seguire eSports247.it su Google News