FIFA rinnova il sodalizio con la coppa del mondo 28 anni dopo e tutti sogniamo di tornare a fare “Woo-Hoo”

Un impatto devastante che ha cambiato per sempre il modo in cui si concepiva il calcio virtuale, questo ha rappresentato FIFA alla fine degli anni ’90. Riuscirà Netflix nell’intento di restituire al calcistico quella capacità di emozionare e coinvolgere che l’ha reso un punto di riferimento per 30 anni?

Pochi semplici strofe, accompagnate da un sound rock energico e galvanizzante, specchio delle tendenza musicali di quel periodo storico e manifesto del talento di una delle band più sottovalutate di quell’epoca – i Blur – bastavano a farti capire la portata innovativa di ciò che stavi per affrontare:

I got my head checked
By a jumbo jet
It wasn’t easy
But nothing is, no
when I feel heavy metal
(Woo-hoo) and I’m pins and I’m needles
(Woo-hoo) well, I lie and I’m easy
All of the time, but I’m never sure why I need you
Pleased to meet you
I got my head done
When I was young
It’s not my problem
It’s not my problem
when I feel heavy metal
(Woo-hoo) and I’m pins and I’m needles
(Woo-hoo) well, I lie and I’m easy
All of the time, but I’m never sure why I need you
Pleased to meet you.

Ecco forse la chiusura del ritornello, tradotta alla buona “Non sono sicuro del perché ho bisogno di te, contento di averti conosciuto“, racchiude perfettamente quella sensazione di dipendenza e piacere estatico che ciascun videogiocatore provava ogni qual volta avviava FIFA ’98.

Non si trattava del primo FIFA della storia e nemmeno del primo in 3D (EA era passata alla nuova tecnologia già nel 1996), ma del primo gioco in grado di restituire la sensazione di trovarsi in un campo di calcio, di poter replicare in maniera credibile le azioni che di domenica in domenica compivano i nostri eroi calcistici.

Per la prima volta, inoltre, c’era la possibilità di giocare con quasi ogni squadra di calcio. Si potevano affrontare i principali campionati di calcio europei  – Serie A, Premier League, Bundesliga, Liga, Ligue 1 – e anche alcuni di quelli meno blasonati come la Eredivisie, la Scottish Premier League e persino la Serie A Svedese.

Non aveva ancora la copertura globale dei moderni FIFA, ma c’erano anche campionati di altri continenti come il Brasileirao, la M-League malese e la A-League australiana. Era la prima volta che un calcistico offriva una profondità simile, ma il vero punto di forza era un altro, la modalità “Road to Worldcup“.

Vivere il sogno mondiale

Non c’è competizione al mondo che unisca come il mondiale di calcio. La competizione organizzata dalla FIFA è più di un semplice evento sportivo, si tratta di uno dei più grandi e remunerativi eventi commerciali che ci siano al giorno d’oggi. La passione per il calcio funge da catalizzatore per il settore televisivo, quello della stampa, quello del turismo, della ristorazione  e a catena anche a tutto il resto.

Una simile eco mediatica ed economica si respira anche al di fuori dei Paesi in cui l’evento si svolge, mette voglia di partecipare in qualche modo e poterlo fare, anche se solo virtualmente, attraverso un videogioco non ha prezzo. Questo è esattamente ciò che ha rappresentato Road to Worldcup nel 1998.

Poter giocare le qualificazioni mondiali costruendo passo dopo passo la rosa attraverso le convocazioni, creando il gruppo che poi avrebbe preso parte alla competizione mondiale e riuscire nell’intento di fargli sollevare il trofeo più importante era un’esperienza indescrivibile e che ha contribuito a rendere FIFA ’98 il gioco di calcio più iconico non solo della serie, ma della storia.

Il FIFA di Netflix riuscirà a farci rivivere la magia del ’98?

Già a partire dall’edizione ’99, FIFA ha cominciato un lungo ed inesorabile declino verso la standardizzazione e la mediocrità. La formula di successo è stata reiterata all’infinito, migliorata esteticamente e ampliata ogni oltre limite possibile. Si è pensato in quel di EA che fosse sufficiente aggiungere sempre più squadre e campionati in modo tale da far sentire rappresentata ogni persona del mondo.

Il concept “Più grande = Più bello” ha funzionato commercialmente e grazie alla concorrenza strenua di PES si sono visti negli anni anche dei progressi alla struttura del gameplay, ma niente di così profondo e radicale da riuscire a generare quell’effetto “Wow” del ’98. La separazione tra EA e FIFA da un lato ha rappresentato la fine di un’era, ma dall’altro ha dato la speranza che la licenza potesse passare in mano a qualcuno in grado di far fare il salto di qualità al gioco che si attende da decenni.

Ieri abbiamo ricevuto la notizia che FIFA tornerà davvero e che lo farà grazie a Netflix. Non è chiaro se il gioco verrà distribuito anche al di fuori della piattaforma streaming, ma di certo c’è che sarà giocabile con lo smartphone come controller. Questo suggerisce che il gameplay possa essere più semplificato rispetto al passato e che la svolta intrapresa è nella direzione opposta a quella che gli appassionati di simulazioni calcistiche auspicavano.

Al di là dei timori, è bello pensare che FIFA torni in tempo per il mondiale 2026 e che dunque almeno concettualmente possa associarsi nuovamente alla competizione che ha reso immortale FIFA ’98. La speranza – sempre ultima a morire – è che al contrario di ciò che si pensa il nuovo FIFA possa sorprendere in positivo e farci tornare a fare “Woo-Hoo” come ai bei vecchi tempi.


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