Di recente, un esperimento condotto dalla startup Altera ha attirato l’attenzione degli appassionati di intelligenza artificiale e di gaming. In un progetto chiamato “Project Sid“, 1.000 agenti autonomi dotati di intelligenza artificiale sono stati “liberati” su un server di Minecraft, il popolarissimo gioco sandbox dei ragazzi di Mojang Studios. Lo scopo dell’esperimento era verificare se questi agenti fossero in grado di collaborare per costruire una società autonoma e organizzata. SPOILER: ce l’hanno fatta.
L’idea alla base di questo progetto era tanto ambiziosa quanto intrigante. I giocatori controllati dall’IA sono riusciti a formare un vero e proprio nucleo commerciale, a votare su una costituzione utilizzando Google Docs e a diffondere una religione fittizia, il Pastafarianesimo, attraverso l’uso di tangenti. Questo esperimento ha mostrato come una simulazione complessa di civiltà possa replicare, almeno in parte, dinamiche umane come la democrazia, le norme sociali e i sistemi economici che oggi ci governano. Questo non ha fatto altro che alimentare i tanti interrogativi su come misurare il progresso di una civiltà digitale creata da agenti autonomi e che relazione hanno quest’ultimi rispetto a chi li ha creati.
Sebbene questi esperimenti siano affascinanti dal punto di vista scientifico, pongono inevitabilmente alcune domande per il futuro del gaming e per la relazione che gli esseri umani avranno con queste intelligenze artificiali. Le grandi “menti” dietro al gaming mondiale hanno segretamente sempre avuto l’idea di creare esperienze sempre più immersive con l’aiuto dell’Intelligenza Artificiale, ma l’aver introdotto agenti autonomi così “avanzati” potrebbe cambiare e modificare alla radice la natura stessa del gioco (e non solo). Se oggi molti giochi sono basati su storie piuttosto lineari, intelligenze artificiali predeterminate e schemi di comportamento prevedibili, cosa succederà quando ( e se) queste Intelligenze diventeranno così avanzate da superare la nostra comprensione e il nostro controllo? Questi cosiddetti agenti autonomi potrebbero davvero essere in grado di generare interi mondi e storie che si evolvono senza l’ausilio di alcun intervento umano, rendendo l’esperienza di gioco talmente fluida e imprevedibile da sfuggire anche ai designer stessi.
Un’altra questione cruciale emersa da Project Sid riguarda il grado di autonomia di queste IA. Quante delle decisioni prese dagli agenti sono davvero auto-iniziate, e quante sono il risultato di istruzioni date dagli sviluppatori? Se da un lato assistiamo a IA che sembrano organizzarsi in modo sempre più autonomo, dall’altro non possiamo fare a meno di chiederci quanto effettivamente controlliamo questi agenti. Se applichiamo questo principio al mondo del gaming, i rischi diventano più evidenti. In un futuro non troppo lontano, gli sviluppatori di giochi potrebbero perdere parte del controllo sui mondi che creano, lasciando che IA sempre più complesse prendano il sopravvento. Questo potrebbe avere conseguenze sia a livello di esperienza di gioco che sul piano etico: chi sarà responsabile delle azioni e delle decisioni prese da un’IA avanzata all’interno di un gioco?
Un aspetto ancora più inquietante è la possibile evoluzione del ruolo del giocatore in questo contesto. Se le IA diventano sempre più abili nel creare mondi, risolvere problemi e sviluppare narrazioni, quale sarà il ruolo dell’essere umano? Il giocatore rischia di diventare uno spettatore passivo di processi che non può più controllare o peggio, un giocatore al servizio dell’IA. Non sarebbe troppo lontano immaginare uno scenario in cui i giochi diventano talmente complessi e autonomi che il giocatore perde il senso di partecipazione e di influenza a tal punto da non poterlo più definire davvero “giocare”. La gamification della vita, già evidenziata in molti aspetti quotidiani, potrebbe subire un ulteriore balzo in avanti. Giochi guidati da IA avanzate potrebbero non limitarsi più all’intrattenimento, ma diventare parte integrante del processo decisionale in ambiti economici, sociali e politici. In ogni caso, se l’IA diventerà (come molto probabilmente accadrà) così influente da sostituire il pensiero umano, dovremmo presto interrogarci su quali siano i limiti etici e filosofici da porre.
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