Playstation, ogni generazione ha la sua icona: quali sono i 5 personaggi più rappresentativi

Esattamente come accade negli sport e nel mondo dello spettacolo, anche nelle generazioni videoludiche emerge un personaggio così preponderante da diventare emblema dei videogiochi: oggi parliamo di quelli che sono emersi durante ciascuna delle cinque generazioni di Playstation.

Non ci sono dubbi sul fatto che l’interesse mediatico nei confronti di un qualsiasi argomento sia spesso collegato ad una figura di spicco, un qualcuno in grado di incarnare l’essenza di ciò di cui si fa portatore. Lo si vede da sempre nel mondo dello sport, basti pensare alle querelle infinite su chi sia il calciatore più forte di tutti i tempi tra Pelè e Maradona, tra Maradona e Messi, tra Di Stefano e Johann Cruyff. Lo stesso accade nel basket, dove lo scettro è conteso da Jordan, Kareem Abdul Jabar e Lebron James.

Un simile discorso può essere fatto anche per il mondo del cinema, dove lo “Star System” di Hollywood ha portato ad emergere in ogni epoca una figura differente, c’è stato il periodo di Al Pacino e Robert De Niro, quello di Tom Cruise e Brad Pitt, quello più recente di Di  Caprio e Matt Damon e quello attuale in cui brillano le stelle di Timothée Chalamet e Tom Holland.

Impossibile stabilire chi sia migliore di un altro, persino inutile, si tratta di un gioco pubblicitario e giornalistico che serve a catturare l’attenzione dei fan, a spingerli a discutere e passare maggior tempo sui siti d’informazione e anche ad osservare l’arte o lo sport di cui queste icone sono rappresentanti.

Il fatto è che l’industria del marketing sfrutta il desiderio innato dell’uomo di ricercare qualcosa da idolatrare. In un’epoca in cui le vecchie norme e i valori imposti dall’alto sono stati frantumati dal secolarismo, dalla razionalità e dalla libertà di pensiero, ecco che le passioni diventano “religione” e che i protagonisti assumono il ruolo di “divinità”.

Si parla da decenni della tossicità della console war, ma gli utenti sono solo vittime di un sistema pubblicitario e mediatico basato sul creare conflitto e divergenze. Negli anni ’80 e per gran parte degli anni ’90 e 2000, sono state le stesse aziende a porsi in aperto conflitto e a reclamare lo scettro di migliore sistema in cui giocare.

Anche in questa generazione Microsoft ha iniziato la campagna pubblicitaria sostenendo di avere “La console più potente sul mercato”, quindi ha effettuato una campagna acquisti faraonica in stile Real Madrid dei Galacticos pur di appianare la distanza che la separava da Playstation, sino a quando i dati di vendita non hanno costretto ad alzare “Bandiera bianca”, una resa mascherata da desiderio di superare le divergenze per permettere ai giocatori di giocare su qualsiasi sistema.

I 5 personaggi più iconici di Playstation, uno per ogni generazione

Che si tratti di un’idolatria indotta o di un amore nato spassionatamente – c’è anche chi tra gli appassionati non si fila di striscio la stampa e la pubblicità e scopre mondi e personaggi in modo del tutto naturale – è indubbio che ogni generazione ha i suoi pretoriani e che tra questi c’è sempre un imperatore. Non tutti lo ameranno allo stesso modo, ma l’icona che sceglieremo è sicuramente quella che ha lasciato maggiormente il segno.

L’icona della prima Playstation non è Crash Bandicoot

Il titolo di questa sezione ha spoilerato uno degli scartati, il marsupiale ideato da Naughty Dog è stato scelto da Playstation come l’avversario dell’icona per eccellenza del mondo videoludico, ossia Super Mario. Inutile dire che come il porcospino che l’aveva preceduto – si stiamo parlando proprio di Sonic – anche Crash si è dovuto arrendere alla superiorità dell’idraulico baffuto (d’altronde come resistere a quelle guance paffute e alla voce da stereotipo offensivo nei nostri confronti).

Ma se Crash non è l’icona di quel periodo non è solo per la concorrenza, è perché Playstation si è imposta come una console differente dalle Nintendo, ossia un luogo in cui il gaming maturava e si interessava ad un target differente da bambini e adolescenti. Qui sono uscite le prime opere mature come Metal Gear, Final Fantasy e Silent Hill, quelle più adulte come Resident Evil, Soul Reaver e Tomb Raider.

Ma chi vince tra i loro protagonisti? La storia straziante di Raziel, tradito dal padre e ucciso per invidia, ma capace di superare la morte come un novello Orfeo che non si arrende al dolore trovando la catarsi nella vendetta o il dualismo fraterno di Solid e Liquid Snake in un contesto fantapolitico? L’amore drammatico di Squall o lo stoicismo di Leon?

Tra questi litiganti la vittoria spetta senza dubbio a Lara Croft. Potremmo anche dire che la storia di Tomb Raider sia la meno profonda di quelle citate senza timore di smentita, ma l’impatto globale avuto dall’archeologa partorita negli studi di Crystal Dynamics non è paragonabile a nessun altro.

Su Playstation 2 c’è l’imbarazzo della scelta, ma il vincitore è solo uno

Anche nella sesta generazione la lotta tra i contendenti è serrata. L’arroganza strafottente di Dante in Devil May Cry ha conquistato milioni di giocatori, la storia d’amore tra Tidus e Yuna  in FFX ha fatto commuovere, il genuino altruismo e l’infantile infatuazione di Ico per Yorda sono poeticamente spiazzanti, abbiamo persino assistito al debutto di una celebrità di Hollywood come Jean Renò in Onimusha 3, conosciuto Raiden in MGS2, Sam Fisher in Splinter Cell, ma tra loro c’è qualcuno in grado di bucare lo schermo?

Siamo certi che gli appassionati di videogame cresciuti in quell’epoca ricordano ognuno die personaggi citati, ma chi non giocava? Ad istinto verrebbe da dire che Kratos è quello che è sopravvissuto al passare del tempo, ma la sua leggenda si è costruita nel corso delle successive generazioni. Allora chi è il personaggio più iconico di questa generazione?

Si tratta di un personaggio muto, uno in grado di portare a termine qualsiasi missione, anche la più impossibile, il tutto senza scomporsi o creare problemi. Si tratta dello stesso che al momento giusto riesce a sganciarsi dal giogo della malavita e diventarne il dominatore, avete indovinato? Sì, proprio lui Claude, conosciuto anche come “Il muto di Liberty City”, il protagonista di GTA III.

Nathan il Grande domina su PS3

La settima generazione è stata probabilmente una delle più povere e la scelta dell’icona generazionale è decisamente più semplice. Complice la crisi delle software house nipponiche, incapaci di reggere con le produzioni occidentali, il ruolo dei giganti è stato recitato dall’industria americana ed europea.

Impossibile non citare Nico Bellic di GTA IV (forse il personaggio meglio scritto di tutta la serie) e John Marston di Red Dead Redemption, così come una menzione speciale meritano sicuramente il comandante Sheppard di Mass Effect, Ezio Auditore di Assassin’s Creed 2 e Joel di The last of us.

Il vincitore indiscusso però è Nathan Drake, protagonista della serie Uncharted. Come nell’epoca di PSONE, anche in questa a vincere è un esploratore di tombe, un cacciatore di tesori antichi, ma in questo caso troviamo un personaggio guascone, magnetico, ironico e a tratti persino stupido come solo il buon vecchio Indiana riusciva ad essere.

La rivincita delle donne su PS4

All’alba dell’ottava generazione il mondo intero ha amato Geralt di Rivia, lo strigo protagonista di The Witcher 3 che aiuta il mondo a combattere i mostri ma al contempo cerca la figlia perduta, scomparsa per far perdere le tracce a quegli inseguitori che ne vogliono sfruttare l’enorme potere, ma anche allo scopo di capire come distruggere la minaccia che rischia di distruggere il mondo intero. Se il protagonista del gioco è Geralt, quello della storia è Ciri.

Vince dunque la bambina sorpresa? Per quanto Ciri sia magnetica e bella, il suo minutaggio è troppo scarso per imporsi come icona. A contendersi il ruolo con lei ci sono figure drammatiche come Jin Sakai di Ghost of Tsushima o Jesse Faden di Control, per non parlare di Senua di Hellblade.

L’ottava generazione è stata anche quella che ci ha fatto conoscere Aloy – protagonista di Horizon Zero Dawn – 2B (androide che lotta per l’umanità in Nier Automata), che ci ha ripresentato in grande spolvero Claude Strife, Kratos, Peter Parker, il Doom Guy e Crash Bandicoot, ma non c’è dubbio che a diventare iconica è stata Ellie di The last of us Part II.

Naughty Dog ha mostrato un’evoluzione inaspettata della co-protagonista del primo capitolo, mostrandoci per la prima volta un’eroina che di eroico non ha nulla, un donna accecata dalla sete di vendetta che la trasforma nel villain della storia, un personaggio che così umano non era mai stato presentato in un videogioco.

Abbiamo già un’icona in questa generazione?

Impossibile eleggere un sicuro vincitore nella generazione ancora in corso. Di avventure degne di nota in questi primi 5 anni di nona generazione ne abbiamo vissute parecchie, c’è però tanto del passato remoto e recente – tra sequel, remake e remaster – e poco di davvero innovativo che sia riconoscibile anche al di fuori del medium di riferimento.

Tra i menzionati ci vanno sicuramente Saga di Alan Wake II, Eve di Stellar Blade (per le stesse ragioni di Lara Croft…), Maelle e Gustave di Expedition 33, Shadowheart, Astarion e Gale di Baldur’s Gate III, Sam di Death Stranding e persino Atreus di God of War 2. Ma c’è uno di questi in grado di diventare un’icona?

Sebbene quelli nominati siano tutti personaggi ben scritti – ad eccezione di Eve che è solamente ben disegnata – protagonisti di racconti profondi e sfaccettati, nessuno di loro ha “Le phisique du role” per prendersi la corona. Ecco dunque che – a meno di sorprese in arrivo nei prossimi 2 (massimo 3) anni di nona generazione – ad incarnare le caratteristiche giuste per essere preso come vessillo è la mascotte che Playstation cercava nella prima generazione ma ha trovato nella quinta: Astro.

Il robottino di Astro Bot è disegnato in modo tale da catturare la simpatia di grandi e piccini ed è protagonista di un gioco che va in controtendenza, che ricorda a tutti come non sia necessario creare mondi giganti, trame complesse e spendere vagonate di milioni per creare un videogame in grado di fare ciò per cui questi prodotti sono nati in origine: divertire.


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