MechWarrior 5: Clans, il grande ritorno delle botte tra robottoni

Il mondo dei simulatori di combattimento tra mech è pronto ad accogliere un nuovo capitolo del genere dedicato ai robottoni con MechWarrior 5: Clans, sviluppato da Piranha Games Inc. Questo titolo arriva a cinque anni di distanza dal suo predecessore (MechWarrior 5: Mercenaries), portando una ventata di aria fresca che mescola azione simulativa con una narrazione più profonda. Ma riuscirà il gioco a non deludere le aspettative degli appassionati?

MechWarrior e Clan

MechWarrior 5: Clans, nonostante il nome possa portare un po’ di confusione (soprattutto tra i fan della serie), è un’esperienza completamente “autonoma” e slegata dal filone principale della saga. In questo titolo, infatti, è stato dato molto peso alla narrazione, risultando in una delle campagne più coinvolgenti di tutta la serie MechWarrior. In questa avventura, i giocatori assumono il comando di un’unità di MechWarrior, una squadra di cinque mech chiamata “Star”, impegnata in una serie di missioni belliche contro le forze della Sfera Interna, l’immensa e frammentata struttura politica che governa il futuro umano.

I Clan rappresentano una società guerriera e militarizzata, con un sistema basato su caste e una devozione quasi religiosa alla purezza genetica dei propri membri. Questo crea un’interessante dicotomia morale nel gioco: nonostante si impersonino protagonisti giovani e appena usciti da un durissimo addestramento, il loro clan, Smoke Jaguar, è notoriamente tra i più brutali e oppressivi. Questa contrapposizione aggiunge profondità alla trama e stimola riflessioni etiche su cosa significhi combattere per una causa che, alla fine, può essere vista come moralmente discutibile.

Gameplay e battaglie su robottoni

Dal punto di vista del gameplay, è il classico simulator di robottoni con qualche “aiuto” per i neofiti. I mech all’interno del gioco si guidano come sempre stato fatto nella serie, in alcuni casi perfezionandoli, e rendendoli così più accessibili anche per i nuovi arrivati. Una delle innovazioni più apprezzabili rispetto alle iterazioni precedenti è la possibilità di personalizzare il proprio mech con moduli modulari, ampliando parecchio in questo modo la pletora di configurazioni e stili di gioco utilizzabili in questo MechWarrior 5: Clans.

Ma sono le battaglie tra robottoni che rimangono il cuore pulsante del titolo. Le missioni vedono una squadra scontrarsi con una varietà di nemici, tra cui non solo altri mech, ma anche carri armati, aerei da combattimento e le indimenticabili DropShips, navi armate che dominano il cielo. Nonostante alcune assenze degne di nota (come gli Elemental Warriors, enormi soldati corazzati presenti solo nelle cutscene) il gioco riesce comunque a trasmettere l’epicità degli scontri tra eserciti futuristici e a farci immergere totalmente in questo mondo distopico. Un elemento che è, invece, sicuramente rimasto invariato è il suo aspetto prettamente simulativo: il controllo dei mech è un’esperienza unica, che richiede attenzione alla gestione del calore, alla posizione delle armature e alla direzione del fuoco. Nonostante le opzioni di controllo semplificate, la complessità tattica e l’attenzione ai dettagli rendono ogni combattimento una sfida non solo impegnativa ma anche estremamente soddisfacente.

Una storia coinvolgente

Il vero punto di forza di MechWarrior 5: Clans, però, è la sua storia. La trama è più articolata rispetto ai titoli precedenti, ispirandosi al vasto universo di BattleTech, con un cast di personaggi ben definiti e una narrazione che dà finalmente spazio alle dinamiche personali dei protagonisti. Il focus sui giovani piloti, prodotti della manipolazione genetica e della rigida disciplina del loro Clan, aggiunge un tocco di umanità a un universo solitamente dominato dalla fredda logica della guerra tra macchine.

Il gioco utilizza anche la tecnologia del motion capture per dare vita ai personaggi, con risultati generalmente buoni (niente di eclatante però, s’intende). Sebbene a volte possa emergere un leggero effettouncanny valley“, l’impegno nel dare maggiore attenzione alla componente umana è evidente e apprezzabile. Nonostante ciò, la struttura lineare delle missioni potrebbe risultare limitante per chi preferisce la libertà tipica dei sandbox. La campagna offre una serie di scenari predefiniti da affrontare in sequenza, senza la possibilità di esplorare liberamente o creare missioni procedurali come accadeva in Mercenaries. Questo potrebbe lasciare una sensazione di insoddisfazione a chi desiderava un’esperienza più aperta e dinamica e meno relegata a dei binari narrativi a volte troppo evidenti.

Personalizzazione e controllo dell’IA

La personalizzazione dei mech è ricca, sebbene inizialmente complessa. I mech sono costruiti con componenti modulari, che possono essere combinati per creare configurazioni uniche, ma ci vuole un po’ di tempo per comprendere a fondo il sistema. Ma una volta capito il processo, la personalizzazione diventa uno degli aspetti più appaganti del gioco, permettendo ai giocatori di sperimentare diversi stili di combattimento e cambiare di volta in volta il proprio stile di gioco.

Anche il controllo della squadra è stato migliorato rispetto ai titoli precedenti. Ora, i giocatori possono impartire ordini ai propri compagni tramite una serie di comandi tattici, che migliorano notevolmente la gestione delle battaglie su vasta scala. La possibilità di passare da una vista tattica a un’interfaccia in stile RTS rende più semplice coordinare le mosse della propria squadra, anche se l’intelligenza artificiale degli alleati non è sempre impeccabile.

MechWarrior 5: Clans rappresenta un ritorno in grande stile per la serie, offrendo una combinazione riuscita di azione, simulazione e narrazione e anche se la linearità della campagna potrebbe non piacere a tutti, la profondità della trama e l’attenzione ai dettagli nelle meccaniche di gioco compensano ampiamente questa scelta stilistica. Per i fan della saga e per i nuovi giocatori alla ricerca di un’esperienza immersiva tra mech giganteschi, Clans è un titolo che vale sicuramente la pena provare.


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