Per quasi 20 anni è stato un mito. Scopri la vera storia di Halo DS: il prototipo segreto e il sì di Microsoft (prima del veto). Tutti i dettagli.
Oggi, con Halo su PC e Gears of War su PlayStation, le esclusive sono un concetto fluido. Ma tornate con la mente al 2007: le barriere tra console erano muri invalicabili. In quel contesto, la notizia di un Halo in sviluppo per Nintendo DS suonava come una eresia, una fake news talmente audace da essere quasi ammirevole. Eppure, non lo era.
La storia di Halo DS è un affascinante giallo industriale, un gioco passato per anni come “leggenda metropolitana” prima di essere finalmente confermato, rivelando un retroscena che ribalta completamente la narrazione ufficiale dell’epoca. Non fu Microsoft a opporsi, ma un altro colosso del gaming.
Casamassina e lo scoop per cui fu sbeffeggiato (eppure eppure…)
Tutto ha inizio con una rivelazione shock di Matt Casamassina, all’epoca giornalista di punta di IGN (di cui è stato fondatore). Proprio nel 2007, affermò di aver visto e giocato a un prototipo di Halo per Nintendo DS, sviluppato da n-Space (autori di Geist, videogioco per Game Cube). Per dare peso alla sua incredibile affermazione, pubblicò persino un video che mostrava il gameplay: si vedeva Master Chief esplorare una mappa multigiocatore simile a Zanzibar di Halo 2, con un HUD adattato al doppio schermo e controlli touch.
La reazione della comunità fu di puro scetticismo. In un’era pre-deepfake sofisticati, molti lo accusarono di aver montato il filmato usando una versione modificata di GoldenEye: Rogue Agent, titolo DS sempre di n-Space. A seppellire definitivamente la sua credibilità, intervennero persino da Bungie Studios, casa sviluppatrice di Halo: Brian Jarrard e Frank O’Connor, all’epoca dipendenti dello studio, smentirono ufficialmente l’esistenza di un porting approvato per DS.
Casamassina divenne lo zimbello di Internet. Senza una copia fisica della demo, il suo prototipo scivolò nell’oblio, classificato – nella migliore delle ipotesi – come “lost media”.
La storia sarebbe rimasta sepolta per sempre se, nel marzo 2025, il noto canale YouTube Did You Know Gaming non avesse pubblicato un documentario sulle curiosità legate al Nintendo DS.
Al suo interno, le parole di alcuni ex-dipendenti di n-Space (studio chiuso nel 2016) hanno fatto esplodere la bomba: i sviluppatori, finalmente liberi di parlare, non solo hanno confermato la legittimità del prototipo, ma hanno ribaltato le responsabilità del mancato porting, rivelando che Microsoft aveva dato il suo pieno benestare al progetto.
Halo su intendo DS: c’era il sì di Microsoft. Allora chi bloccò tutto?
Ebbene sì, come potete immaginare se non è stata Microsoft a bloccare il progetto, fu proprio la Nintendo: secondo le testimonianze, la Grande N non si fidava di n-Space, ancora scottata dai problemi di sviluppo e dal flop commerciale di Geist del 2005, e non riteneva lo studio all’altezza di maneggiare un IP colossale come Halo. Fu così che, con un veto inaspettato, Nintendo bloccò sul nascere il sogno di un Halo tascabile.
Guardando oggi il filmato di IGN, si rimane colpiti dall’ambizione folle del progetto. Non era un semplice sparatutto, ma un tentativo di ricreare l’esperienza Halo canonica sul piccolo schermo.
I grafici erano paragonabili a quelli di Metroid Prime Hunters, considerato il benchmark degli FPS sulla console. Il doppio schermo, quindi, era sfruttato in modo intelligente: l’azione in prima persona sullo schermo superiore, mentre quello inferiore, touch, fungeva da radar e per la selezione delle armi. Il filmato mostrava persino veicoli in azione e un armamentario fedele all’originale.
Ma la domanda che ancora oggi appassiona i fan è: cosa sarebbe stato Halo DS? Un capitolo inedito? Un port di Combat Evolved? Un esperimento multigiocatore? Essendo un prototipo così precoce, nemmeno gli sviluppatori intervistati hanno saputo dare una risposta definitiva. Probabilmente, l’idea stessa non era stata ancora definita, in attesa del via libera che non arrivò mai.
L’eredità di Halo DS va oltre il semplice cimelio per collezionisti. La sua storia ci mostra una Microsoft dei primi anni 2000 molto più aperta e pragmatica di quanto la retorica da “Console War” lasciasse intendere. Era disposta a espandere il proprio brand oltre i confini del proprio hardware, un pensiero strategico che, di fatto, anticipa la filosofia “gaming everywhere” di oggi.
Quella di Halo DS non è quindi la storia di un fallimento, ma di un’opportunità mancata. Un affascinante ramo spezzato nell’albero evolutivo del gaming, che ci ricorda come i piani più audaci, a volte, naufraghino per motivi che nulla hanno a che fare con la lealtà di brand o le guerre tra fan.
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