CES 2025: Razer Project Ava – Il coach virtuale di cui (forse) non sapevi di avere bisogno

Se c’è una cosa che il CES 2025 ci ha insegnato, è che l’IA sta diventando onnipresente (e lo sarà sempre di più). Non importa quanto strana o superflua possa sembrare un’applicazione, qualcuno troverà un modo per infilarci dentro un algoritmo. E tra monitor pieghevoli e frigoriferi che “leggono” le tue emozioni, Razer ha presentato una chicca che potrebbe rivoluzionare (o dividere) il mondo del gaming: “Project Ava“.

Ora, immaginate un bot. Ma non uno qualsiasi: un bot che, con tono sicuro e quasi paternalistico, vi dice che il vostro ultimo acquisto su “League of Legends” è stato… un errore. Proprio così, Project Ava è essenzialmente un “backseat gamer” IA e no, non inteso come un insulto: Ava promette di essere “il coach definitivo per gli esports” e una guida universale per i giochi single-player. Una promessa ambiziosa, soprattutto in un mondo dove “backseat gamer” è diventato più un meme che una figura rispettabile. Ma non è finita qua.

Ava, il tuo compagno di giochi (o il tuo incubo?)

Secondo Razer, Ava riesce a monitorare la partita di un qualsiasi gioco in tempo reale, raccogliendo dati da fonti pubbliche come guide online, cronologie di acquisti, e persino strategie pro sviluppate da coach di esports (quelli in carne e ossa). E poi? Essenzialmente, ti riempie di consigli in tempo reale attraverso l’uso di una voce virtuale.

Un esempio? Immaginate di esserealle prese con un boss in Black Myth: Wukong. Ava analizzerà i vostri movimenti, confrontando le vostre strategie con quelle suggerite da guide e coach, e vi consiglierà il momento giusto per attaccare. Oppure, su League of Legends, vi potrebbe suggerire quale oggetto comprare e quale lane rinforzare in quel momento particolare della partita. Tutto senza mai dover minimizzare il gioco e in tempo reale. Un’idea geniale? Forse. Una possibile fonte di controversie? Sicuramente.

Assistente o cheating?

Ed è qui che sorge il dilemma etico. Quanto può Ava influenzare il gameplay prima che si passi il confine tra “supporto” e “cheat”?

Pensiamoci: leggere una guida mentre si gioca ad un videogioco single player è comunemente accettato, ma avere una voce robotica che ti dice in tempo reale dove andare e cosa fare è forse un po’ diverso. Ma soprattutto, perché dovrebbe essere così importante essere “i più bravi” persino in un gioco single player da non poter accettare l’errore?

E non dimentichiamo il “fattore umano”. Checché se ne dica, sbagliare è parte integrante dell’esperienza di gioco. Imparare dagli errori, prendere decisioni sbagliate e adattarsi alle varie situazioni è ciò che rende il gaming così appagante e Ava rischia di trasformare queste sfide in un’esperienza sterilizzata e iper-ottimizzata (forse proprio per questa improvvisa impennata dell’esport professionistico). Certo, per i neofiti o i giocatori solitari, potrebbe rappresentare (a volte) uno strumento utile, ma nei match competitivi, la linea tra coaching e cheattare diventa sottilissima.

Un assaggio del futuro?

Durante la demo al CES, Ava ha dimostrato di funzionare bene, anche se molte delle sue risorse sembrano provenire da dati già disponibili online. Questo solleva un altro punto caldo: la questione della “rielaborazione di contenuti umani”. Le guide online e le strategie sono il frutto del lavoro di milioni di giocatori nel corso del tempo. È giusto che un’IA riformuli queste informazioni in tempo reale senza alcun riconoscimento diretto agli autori?

Ma guardiamo al lato positivo: Ava non è solo un’enciclopedia vocale. Integra dati complessi come stili di gioco personali, eventi in tempo reale e analisi post-partita per fornire suggerimenti personalizzati e potenzialmente unici in ogni ambito del gaming. È un’innovazione che, se ben calibrata, potrebbe davvero fare la differenza per chi vuole migliorare le proprie performance e avere una marcia in più nel mondo del gaming professionistico.

Con Project Ava, Razer ha aperto un dibattito che probabilmente ci accompagnerà nei prossimi anni. È un progetto che incarna il meglio e il peggio dell’IA: da un lato, un assistente capace di trasformare l’esperienza di gioco in una vera e propria lezione. Dall’altro, un’ombra di dubbi etici e culturali su quanto sia giusto affidarsi a un algoritmo in un medium fondato sul divertimento e sull’ingegno umano.

Che ci piaccia o no, il futuro del gaming sembra sempre più “assistito” e l’Intelligenza Artificiale giocherà un ruolo fondamentale in tutto questo. Riuscirà Ava a conquistare i cuori dei giocatori? O diventerà l’ennesimo esperimento tech destinato a finire dimenticato? Una cosa è certa: il 2025 sembra essere inziato davvero col botto.


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