La storia di Raziel ha catturato l’immaginario collettivo rendendo Soul Reaver uno dei giochi più amati della prima Playstation, una gloria passata che meriterebbe di essere rispolverata con un reboot in grado di rendere moderni il gameplay e le animazioni per farla scoprire anche a chi all’epoca non ha potuto godere della sua grandezza.
In una generazione ricca di titoli divenuti iconici, l’IP di Eidos Montreal è giunta sul mercato come un fulmine a ciel sereno, riuscendo a conquistarsi il favore di tutti gli utenti della prima Playstation. Il team al lavoro sul videogame era talentuoso e poteva contare sulla penna ispirata di una giovanissima Amy Henning (la stessa scrittrice che ha dato vita alla saga di Uncharted).
A rimanere impressa nella mente dei videogiocatori dell’epoca è stata proprio una trama che sebbene ambientata in un reame dark fantasy popolato da vampiri e wraith (figure spettrali che si nutrono di anime), riusciva ad essere visceralmente umana. La sete di potere che acceca Kain, quella di vendetta a tutti i costi diviene un’arma nei confronti di Raziel, anch’esso cieco di fronte a macchinazioni che non gli interessa nemmeno comprendere.
Protagonista e antagonista sono due figure shakespeariane, guidate dai propri desideri ed incapaci di comprendere in che modo questi li portino reciprocamente alla distruzione. Le due figure apicali di questa storia sono dunque al centro di un drammatico scontro le cui implicazioni sfuggono ad entrambi.
La trama di Soul Reaver
Il reame di Nosgoth è finito in disgrazia quando Kain – uomo scelto per incarnare il ruolo di pilastro dell’equilibrio – viene tramutato in vampiro e sceglie di sovvertire l’ordine secolare della sua terra. Durante la sua ascesa al potere, Kain assassina tutti i pilastri incaricati di mantenere l’ordine e la sicurezza di quella terra, infrangendo in questo modo quel cerchio dell’equilibrio che aveva permesso il prosieguo del ciclo della vita.
Per governare il reame, Kain aveva creato una struttura gerarchica simile a quella che aveva appena distrutto, ergendosi a padrone incontrastato, ma suddividendo il controllo delle varie zone tra 8 luogotenenti, “figli” (in quanto persone da lui vampirizzate e rese sue servitrici) tenuti all’obbligo di fedeltà.
Il luogotenente più amato e stimato da Kain era proprio Raziel, vampiro dotato di grande forza, coraggio e intelligenza, la cui unica colpa è stata quella di rappresentare l’esemplare in grado di evolversi prima degli altri. Quando Kain apprende che il “figlio prediletto” ha sviluppato delle possenti ali viene colto da invidia e da paura, lo convoca al cospetto dei fratelli e lo punisce.
Sebbene involontariamente, Raziel aveva trasgredito una delle regole principali “Il sovrano era l’unico che doveva sperimentare nuovi poteri o evoluzioni fisiche”. Così Kain strappa le ali dalle spalle del suo luogotenente e con violenza lo getta nel vortice, una fonte d’acqua che per i vampiri è letale.
La rabbia e la sete di vendetta consentono a Raziel di sopravvivere alla condanna a morte. Pesantemente sfigurato si ritrova all’interno del mondo degli spettri ed è lì che fa la conoscenza del Dio Antico, colui che gli offre il potere di spostarsi tra il piano spettrale e quello materiale e gli mostra la via per potersi vendicare di Kain.
Il viaggio di Raziel si trasforma dunque in un percorso di acquisizione di potere attraverso il divoramento delle anime dei suoi nemici, il cui scopo finale è quello di affrontare Kain, sconfiggerlo e porre fine al dominio dei vampiri per ristabilire il naturale ciclo vita-morte che esisteva prima dell’ascesa al potere dei vampiri.
L’importanza ludica del capolavoro di Eidos Interactive
Al di là dell’interessante intreccio narrativo e dell’ottima scrittura dei personaggi, Soul Reaver era uno dei primi rappresentanti del genere che oggi definiamo action adventure. Gli scontri con gli avversari avvenivano con combattimenti a mani nude o all’arma bianca, ma i combattimenti erano solo una parte della formula ludica e nemmeno la più importante.
Per andare avanti lungo il cammino verso lo scontro finale con Kain, il protagonista doveva risolvere una serie di enigmi ambientali fondamentali per sbloccare l’accesso alla nuova area. Ciò che rendeva originali questi enigmi era la necessità di dover passare dal piano materiale a quello spettrale e viceversa, una dinamica che successivamente è stata ripresentata in diversi videogame come ad esempio Prince of Persia e Le sabbie del tempo (dove lo switch era tra diversi piani temporali), ma anche nei più recenti Dishonored 2 e The Medium.
Più in generale il sapiente mix tra combattimenti action, esplorazione degli ambienti e puzzle solving è diventato costitutivo di tutti gli adventure, anche se la paternità di questo impasto ludico è probabilmente da attribuire al primo Tomb Raider, sebbene con dinamiche e ritmi decisamente differenti.
Un’eredità perduta nel tempo
Come svelato dall’autrice della storia Amy Hennig, Soul Reaver doveva essere il capitolo conclusivo della saga Legacy of Kain, ma durante lo sviluppo in Eidos hanno pensato che fosse opportuno dividere in due capitoli il cammino di Raziel verso la vendetta. A distanza di due anni dal primo capitolo è dunque giunto Soul Reaver 2 (capitolo uscito su PS2).
Il successo ottenuto ha permesso la produzione di Blood Omen 2, quarto capitolo della saga ambientato diversi anni prima la condanna a morte di Raziel che colmava il vuoto narrativo tra la trasformazione in vampiro di Kain e la costituzione del reame assoggettato alla volontà dei vampiri.
L’ultimo capitolo della saga è uscito nel 2005 ed è stato intitolato Legacy of Kain: Soul Reaver Defiance. In questo vengono narrate le vicissitudini che i due antagonisti devono affrontare al termine degli eventi di Soul Reaver 2, due percorsi paralleli che conducono poi ad un esito ben preciso.
Nonostante la buona accoglienza di critica e pubblico, Eidos ha ritenuto che le vendite fossero insufficienti a giustificare un prosieguo della saga e da quel momento non è stato più prodotto un nuovo Soul Reaver. Di recente è stata pubblicata una remaster dei primi due Soul Reaver, ma proprio da questa è emerso con evidenza che la struttura ludica del gioco necessità di una svecchiata per essere apprezzata dai nuovi giocatori.
In un’epoca in cui sono più numerosi i remake e i reboot che i giochi nuovi, fa strano pensare che nessuno abbia pensato di ripresentare in forma moderna Soul Reaver. Ed infatti un pensiero a questa eventualità era stato fatto: il creatore dei primi capitoli Denis Dyack ha svelato sui social di aver lavorato ad un reboot del primo Blood Omen, ma che alla fine il progetto è stato cancellato.
Non tutto però è perduto, ad accendere un lumicino di speranza nei fan è stato un paio di anni fa Phil Spencer. Il boss degli Xbox Studios ha parlato della possibilità di riportare in vita importanti franchise appartenenti ad Activision, tra i quali ha citato direttamente Soul Reaver. Che possa essere l’annuncio a sorpresa del prossimo Xbox Showcase?
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