L’anno che si accinge alla conclusione è stato decisamente ricco per quanto riguarda lo sconfinato panorama indipendente: se avete amato produzioni come Hades II, Hollow Knight Silksong e Blue Prince, date una chance anche anche ai titoli presenti in questa breve lista e non ve ne pentirete.
Le nomination dei TGA dimostrano in maniera inconfutabile come il panorama indipendente abbia un ruolo sempre più predominante nell’industria videoludica sia dal punto di vista dell’attenzione mediatica sia da quello commerciale. Impossibile ignorare capolavori come Clair Obscur, Hollow Knight e Hades, ma è difficile rimanere impassibili anche di fronte all’originalità di Blue Prince.
Dinnanzi a simili produzioni è impossibile separare in compartimenti stagni le varie produzioni solo in base al budget speso per la realizzazione o alla nobiltà del producer che c’è dietro, se un tempo le produzioni low budget infatti presentavano grossolani limiti ed evidenti mancanze, oggi la tecnologia permette di realizzare un prodotto rifinito e completo anche in mancanza di grossi investimenti.
Per riuscirci bisogna dimenticare il paradigma “di più è meglio” e rendersi conto che l’aspetto fondamentale di una produzione è la qualità di ciò che si presenta: ci sono giochi che si prestano ad una mole di contenuti enormi perché possono puntare sulla voglia crescente dei giocatori di mettersi alla prova (è il caso di Hollow Knight) e altri in cui una struttura circoscritta è fondamentale per mantenere lo stesso livello di qualità, l’equilibrio dell’esperienza e la piacevolezza dell’avventura tutta (come in Blue Prince).
Questo principio vale anche per i Tripla A, poiché è inutile riempire la mappa di compiti da svolgere (vedi i casi di Assassin’s Creed e Death Stranding) se poi il fruitore, annoiato dal gameplay loop, non vede l’ora di portare la main quest a termine per poter vedere i titoli di coda.
Gli “indie”menticabili del 2025
In questa lista potremmo inserire anche produzioni di grande respiro come Kingdom Come Deliverance II o SplitFiction, ma si tratta di produzioni che sono ben conosciute dai più sebbene non abbiamo ricevuto l’attenzione dei tre citati sopra. Lo scopo è quello di farvi conoscere delle esperienze di grandissima qualità, che offrono ore e ore di divertimento ma che sono passate sotto silenzio.
Bye Sweet Carole
Partiamo da una produzione italiana dal grande valore artistico. Il gioco in questione è stato completamente disegnato a mano per richiamare lo stile dei classici di casa Disney e offrire degli ambienti che possano risultare insieme familiari e inquietanti. Il giocatore prende il comando di Carole Simmons, una giovane orfana che si trova dinnanzi agli oscuri segreti custoditi all’interno del Bunny Hall.
Proprio investigando sui segreti ci si trova catapultati all’interno di mondi tratti dalle favole classiche disneiane, costretti ad affrontare fasi di platforming ed esplorazione, ma anche combattimenti e puzzle per scoprire inquietanti retroscena che contribuiscono a creare una trama accattivante e sorprendente.
Ender Magnolia
In questo caso ci troviamo di fronte all’ennesimo esponente del genere metroidvania uscito nell’ultimo periodo. Probabilmente è proprio il genere di appartenenza che lo ha relegato ad un ruolo di secondo piano e lo ha fatto trascurare dagli appassionati per dare spazio a qualcosa che anche ludicamente risultasse differente dal resto.
Si tratta di un peccato quasi mortale, poiché oltre allo stile di gameplay ed esplorazione tipico del genere, Ender Magnolia offre una componente gdr di pregio che rende più stratificata e coinvolgente la progressione. Inoltre il comparto artistico è di primissimo livello e regala scorci di assoluta bellezza. Elementi che impreziosiscono un’opera in cui come da canone del genere ci troviamo ad essere la prescelta in grado di salvare il mondo da una minaccia di origine sconosciuta ma capace di distruggere l’esistenza.
The Drifter
L’opera di Powerhoof ci porta all’interno di un genere che andava per la maggiore alla fine degli anni ’90 ma che ormai da tempo è considerato desueto, i punta e clicca. Come sapranno bene gli appassionati del genere, questa tipologia di videogame non punta sull’azione ma sulla riflessione.
Il protagonista si trova all’interno di una situazione sconosciuta, minacciato da un ambiente ostile e può contare solo sulla sua capacità di osservazione e su quella di ragionamento per trovare la via di fuga. In The Drifter ci si trova ad affrontare enigmi ben strutturati all’interno di scenari che raccolgono suggestioni dai classici dell’horror come King, Carpenter e Crichton e che sono impreziositi da una pixel art di grande effetto e da una colonna sonora sempre calzante e coinvolgente.
Eriksholm The Stolen Dream
Opera prima del team svedese River End Games, Eriksholm ci consente di affrontare un’avventura stealth con visuale isometrica all’interno di un mondo distopico steampunk in cui la popolazione si trova sottomessa ad un governo dittatoriale. La componente visiva è stupefacente, gli ambienti sono curati nel minimo dettaglio e le cutscene non hanno nulla da invidiare ai progetti ad alto budget, dettaglio da non sottovalutare poiché rende più credibile e coinvolgente un comparto narrativo ben strutturato ed emozionante.
Ogni quadro di gioco è un enigma ambientale da risolvere, talvolta per superare le guardie che ci ostacolano, altre semplicemente per superare un ostacolo fisico che sbarra la strada. L’aggiunta di personaggi secondari, elementi di scenario utili a far cambiare pattern ai nemici e di fasi a tempo rende la progressione sempre stimolante.
The sword of the sea
Il grande ritorno di Giant Squid (già autori di Abzu e The Pathless), studio di sviluppo fondato da quel Matt Nava che era già diventato noto nel 2013 per aver creato il bellissimo Journey, non ha tradito le aspettative dei fan. The sword of the sea è un’avventura che punta tutto sul senso di scoperta e sulle emozioni che questo può generare.
Una direzione artistica sensazionale consente al giocatore di trovarsi di fronte a scenari maestosi e meravigliosi e sebbene gli enigmi ambientali siano più un pretesto per spingere il giocatore ad esplorare ogni anfratto delle mappe di gioco, la ricerca della soluzione non è mai noiosa o frustrante, merito di un ottimo level design, dell’aggiunta di sfide opzionali e della strutturazione di un sistema di movimento divertente.
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