Valanga di denunce su abusi e molestie. Il mondo esports vive il suo “momento #MeToo”

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Negli ultimi giorni il mondo esports è stato letteralmente “travolto” da scandali riguardanti molestie sessuali, abusi e violenze. Diverse donne che fanno parte della community di esports hanno condiviso le loro storie personali, facendo riferimento alle aggressioni e alle molestie sessuali subite.

Un elenco sconcertante, riportato anche dal New York Times, che rischia di mettere davvero in cattiva luce tutto il settore esports.

La serie di post dello scorso fine settimana è iniziata con le accuse contro SayNoToRage, noto anche come Lono, un membro della community di streaming di Destiny 2. Ma le accuse più pesanti sono quelle rivolte contro lo streamer ed ex giocatore di Dota 2, Grant “GranDGranT” Harris, ritenuto responsabile di molestie sessuali.

Ma non è tutto, perchè Molly Fender Ayala, responsabile dello sviluppo della community per Overwatch, ha accusato il CEO di Online Performers Group, Omeed Dariani, di condotta inappropriata. Molte donne hanno poi puntato il dito contro lo scrittore Chris Avellone, noto per aver lavorato alla serie Fallout e Dying Light 2, che si sarebbe macchiato di “cattiva condotta sessuale”. Infine, una donna ha rivelato di aver presentato accuse di stupro contro il caster Bil “Jump” Carter nel 2019.

Quelle citate sono solo una piccola parte delle centinaia di segnalazioni ed esperienze dirette raccontate da diverse donne che fanno parte della community di esports. Alcune di queste denunce hanno già portato ad azioni concrete intraprese dalle aziende. Evil Geniuses ha tagliato tutti i legami con Grant Harris. Dariani e Avellone si sono dimessi. Evolved ha posto Morrison in congedo non retribuito in attesa delle opportune indagini, mentre Esports Bar lo ha licenziato.

Molte di queste accuse coinvolgono streamer e giocatori che sono associati alla piattaforma Twitch. Ciò ha portato a una forte protesta da parte degli utenti, che chiedono a gran voce all’azienda di prendere provvedimenti. L’amministratore delegato di Twitch, Emmett Shear, ha pubblicato un’e-mail interna inviata ieri allo staff, dove assicura che Twitch diventerà “uno spazio sicuro” in futuro.

Questo numero infinito di accuse è stato già ribattezzato da alcuni come “momento #MeToo” degli esports”, che prende il nome dal movimento nell’industria cinematografica che ha fatto crollare l’impero del magnate Harvey Weinstein. Un movimento iniziato nel 2017, dopo che le attrici e altre donne che lavoravano nel settore hanno cominciato ad utilizzare l’hashtag #MeToo per raccontare al mondo le proprie esperienze relative alle molestie sessuali subite e alle discriminazioni sul posto di lavoro.

Storie che portarono all’espulsione di personaggi di spicco da diverse aziende, e anche ad una revisione delle differenze salariali di genere e delle politiche di assunzione fin troppo sessiste.

 


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